Il disturbo da deficit di attenzione e iperattività si caratterizza per tre elementi fondamentali:
difficoltà a mantenere l’attenzione (difficoltà ingenti a mantenere l’attenzione soprattutto durante attività ripetitive o noiose sia in situazioni scolastiche che in quelle ludiche);
tendenza all’iperattività (eccessivo livello di attività motoria o vocale con continua agitazione, difficoltà a rimanere seduto e fermo al proprio posto in qualsiasi luogo);
impulsività (difficoltà a dilazionare una risposta, ad inibire un comportamento inappropriato, ad attendere una gratificazione, intraprendere azioni pericolose senza considerare le possibili conseguenze negative).
Spesso sono presenti disturbi associati che rendono più complesso il processo diagnostico (disturbi di apprendimento, di condotta, relazionali e di gestione delle emozioni)
Il disturbo è presente già nell’infanzia in tutti i contesti di vita del bambino (scuola, casa, catechismo, calcetto ecc…), è di origine neurobiologica e tende a modificarsi a seconda dell’età del soggetto.
Come intervenire?
Il primo passo è quello di effettuare un’accurata valutazione psicodiagnostica in cui vengano considerati tutti i soggetti: famiglia, scuola e bambino attraverso colloqui, test standardizzati, questionari strutturati.
Come svolgiamo il lavoro terapeutico?
L’approccio di intervento più efficace che utilizziamo con questi bambini è di tipo multimodale.
Lavoro con il bambino: usiamo le tecniche di psicoterapia cognitivo-comportamentale, potenziamo le funzioni esecutive con programmi adatti a tale scopo, facciamo psicoeducazione e valutazione dell’uso della farmacoterapia (da indirizzare nei Centri di Riferimento).
Lavoro con i genitori : attraverso un programma di psicoeducazione e parent training.
Lavoro con gli insegnanti: lavorando con teacher training e psicoeducazione.
Cosa ci si può aspettare dall’intervento sull’ADHD? Ci sono miglioramenti significativi?
Nella maggior parte dei casi i tratti distintivi dell’ADHD permangono anche in età adulta ma il bambino può da subito apprendere delle strategie da utilizzare in maniera funzionale nei momenti importanti della sua vita in modo che la sintomatologia non impedisca al bambino di raggiungere gli obiettivi adeguati alla sua età. E’ come dotare il bambino di una valigia di attrezzi sapendo che sa esattamente utilizzare gli attrezzi giusti nei momenti giusti. E’ chiaro che il bambino deve imparare a farlo “davvero” e ciò dipenderà da numerosi fattori tra i quali anche l’allenamento all’uso: più utilizzo qualcosa, più mi diventa facile ed automatico e più tendo ad utilizzarla. Uno studio di Conners (2001) identifica le percentuali di bambini che dopo il trattamento sono risultati indistinguibili dai bambini senza ADHD: il 55% di loro migliora con solo l’intervento farmacologico; il 34% con solo il trattamento psicoterapico e ben il 67% con l’intervento combinato.
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