Il funzionamento cognitivo limite, o borderline cognitivo, fa riferimento a potenzialità intellettive non ottimali, un quoziente intellettivo globale nella fascia inferiore della norma compreso tra 70 e 85.
Non è un disturbo vero e proprio ma è degno di attenzione clinica in quanto impatta notevolmente nella vita del bambino che lo possiede. Si tratta di bambini che funzionano abbastanza bene nella vita quotidiano (a differenza dei bambini con disabilità intellettiva) ma presentano notevoli difficoltà nello svolgimento di compiti complessi a scuola. Il profilo cognitivo è abbastanza omogeneo, non vi sono, infatti, abilità cognitive discrepanti (come accade nel DSA).
Su cosa si può intervenire?
Possiamo implementare un lavoro sulle abilità cognitive (memoria di lavoro, attenzione, competenze visuospaziali, linguaggio) metacognitive (problem solving, emotività) o su abilità specifiche (lettura, scrittura, calcolo, comprensione del testo, risoluzione di problemi) carenti. L’obiettivo prioritario è quello di rendere più agevole il carico di lavoro tarandolo su ciò che il bambino può reggere nell’ottica della gradualità e sulla base alla task analysis dei compiti proposti. Molto importante è anche tenere in considerazione gli aspetti legati all’emotività (è spesso presente ansia da prestazione) e alla bassa autostima e scarso senso di autoefficacia.
La scuola cosa può fare?
Molto importante sarà l’intervento con la scuola per livellare gli obiettivi di apprendimento ed individuare strategie efficaci all’interno di un Piano Didattico Personalizzato (che la scuola predispone in quanto il Funzionamento Intellettivo Limite fa parte dei BES-Bisogni Educativi Speciali). Il terapeuta che lavora con il bambino è bene che aiuti i docenti nell’individuazione degli strumenti e percorsi adatti.
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