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DISTURBI SPECIFICI

DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA)

Il Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) riguarda bambini con quoziente intellettivo nella norma e deficit specifico in uno o più dei seguenti domini: lettura (dislessia), scrittura (disortografia e disgrafia), calcolo (discalculia). E’ possibile effettuare una valutazione psicodiagnostica a partire dalla seconda elementare per l’individuazione della dislessia e disortografia e dalla terza elementare per la disgrafia e discalculia.
Quindi il primo passo da fare se si sospetta che il proprio figlio abbia un disturbo specifico di apprendimento è quello di effettuare un’accurata valutazione che confermi la presenza del disturbo.

Come svolgiamo il lavoro terapeutico?

Identifichiamo l’abilità che si intende migliorare e implementiamo un protocollo scientifico di comprovata efficacia adattato alle caratteristiche del bambino. Funziona per cicli (un ciclo per il miglioramento delle abilità di lettura, ad esempio, dura tre mesi) e si verifica il miglioramento tra il pre ed il post-intervento.

Su cosa si può intervenire?

Su tutte le abilità di base: lettura, scrittura, calcolo, e grafia. Questi trattamenti mirano all’automatizzazione delle abilità cioè a diventare più veloci e più corretti. Altri interventi implementabili riguardano processi più complessi come la comprensione del testo, la risoluzione di problemi, il metodo di studio. Altro importante intervento è quello del supporto all’implementazione del PDP: il terapeuta è bene che incontri gli insegnanti e stabilisca con loro, ognuno secondo le proprie conoscenze e professionalità, un piano didattico che comprenda gli strumenti compensativi adatti e le misure dispensative utili.

Basta il doposcuola specialistico dopo la diagnosi di DSA?

Dipende dall’obiettivo. Il doposcuola, se fatto bene, può garantire al bambino la capacità di utilizzo di strumenti compensativi e misure dispensative e introdurre un metodo di studio personalizzato. Il trattamento abilitativo, invece, serve a migliorare le abilità coinvolte dal disturbo. Quindi se il genitore porta il proprio figlio al doposcuola con l’obiettivo che impari a leggere più velocemente e con meno errori, ricordi le strategie di calcolo, comprenda meglio i testi o scriva con meno errori ortografici avrà un’amara delusione. Solo  i trattamenti abilitativi condotti da personale sanitario possono raggiungere questi obiettivi. Un buon doposcuola, affiancato a tale percorso costituisce il cammino ottimale che un bambino con diagnosi di DSA può effettuare laddove ci sono le condizioni.

C’è un’età massima in cui si interviene?

Teoricamente c’è sempre margine di miglioramento; sappiamo, però, che la plasticità neuronale è maggiore da piccoli pertanto l’intervento precoce consente di arrivare al risultato in tempi più rapidi. Questo vuol dire che un trattamento sulle abilità di lettura può essere impostato e con risultati soddisfacenti anche nella scuola secondaria di primo grado sebbene ci si può aspettare che i margini di miglioramento siano ridotti rispetto ad un intervento fatto in seconda classe primaria.

Si deve necessariamente attendere la seconda primaria per intervenire o si può iniziare a lavorare anche prima?

Un disturbo di lettura si può definire tale in seconda classe primaria perché è necessario offrire tutte le opportunità didattiche al bambino prima di poter parlare di grave ritardo: se , però, un bambino sta finendo la prima elementare e ancora non ha memorizzato le letterine pensare di intervenire potrebbe essere la giusta scelta per molti motivi: se il bambino è semplicemente lento (cioè non svilupperà dislessia in seguito) l’intervento gli consente di pareggiare il divario con i compagni in tempi rapidi e raggiugere i livelli di apprendimento successivo senza rischiare di complicare in quadro con aspetti psicologici disfunzionali ( calo motivazionale, abbassamento dell’autostima); se invece siamo davanti ad un bambino che svilupperà dislessia allora l’intervento precoce gli consentirà di arrivare al livello massimo di competenza che il piccolo possiede evitando un divario con i compagni troppo grande da poter gestire in futuro. Non sapendo da subito a quale dei due casi il nostro bambino appartiene è bene intervenire precocemente.

Si può parlare di DSA nella scuola dell’infanzia?

No. Il DSA è diagnosticabile solo nella scuola primaria. Nella scuola dell’infanzia, però, è bene offrire al bambino opportunità di allenamento delle abilità prerequisite agli apprendimenti scolastici. Le abilità di linguaggio, di pre-calcolo, di attenzione, di memoria,  motorie sono fondamentali in questa fascia d’età e possono essere un campanello d’allarme per successive difficoltà del bambino: se il genitore o l’insegnante notano carenze importanti in queste aree è bene parlarne con uno psicologo specialista dell’età evolutiva che potrà proporre attività di potenziamento mirate.

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