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DISTURBI EMOTIVI

DISTURBI D’ANSIA, FOBIE E PANICO

L’ansia è una normale reazione dell’organismo a minacce presenti nell’ambiente. Si attiva a partire da elementi cognitivi (pensieri specifici legati all’evento in corso) che scatenano sintomi fisici (aumento del battito cardiaco, sudorazione, respiro affannoso, tremore ecc…).

L’ansia diventa patologica quando si attiva in presenza di condizioni oggettivamente non pericolose davanti alle quali, però, il soggetto reagisce come se lo fossero con tutti i sintomi descritti sopra.

In età evolutiva i Disturbi d’ansia più comuni sono:

  1. ANSIA DA SEPARAZIONE
    È presente un forte disagio quando il bambino si allontana dalle figure di attaccamento (solitamente la madre) con una forte preoccupazione circa la loro salute pensando alla possibilità che possa accadere loro qualcosa di molto grave.
    Il bambino tende ad evitare queste situazioni cercando di non allontanarsi mai dal genitore (non vuole andare a scuola, va con il genitore a fare la spesa, evita le feste di compleanno ecc…); sono spesso presenti lamentele somatiche e malessere fisico.
    Come si interviene?
    Il lavoro con questi bambini deve procedere molto gradualmente accettando in maniera incondizionata la loro difficoltà. L’alleanza con il genitore è fondamentale in quanto deve sposare l’idea terapeutica per poter trasferire tranquillità al figlio che dovrà affrontare le sue paure.
  2. MUTISMO SELETTIVO
    Si tratta di una costante incapacità di parlare in situazioni sociali specifiche dove ci si aspetta che il bambino parli, nonostante la capacità di parlare perfettamente in altre situazioni. Fa parte dei disturbi d’ansia e viene pertanto ad essere caratterizzato soprattutto dall’evitamento: il bambino evita attivamente le situazioni di esposizione al linguaggio e ciò mantiene in vita il problema.
    Come interveniamo?
    L’intervento più importante qui riguarda quello fatto con la famiglia e la scuola: prima con la psicoeducazione e poi con indicazioni precise su come affrontare il disturbo. Con il bambino si procede gradualmente lavorando sulla relazione terapeutica incoraggiandolo inizialmente a comunicare con mezzi alternativi al linguaggio verbale e solo successivamente si procede con le tecniche cognitivo-comportamentali.
  3. FOBIE SPECIFICHE
    In questo disturbo d’ansia, i sintomi fisiologici e i contenuti cognitivi sono rivolti a qualcosa di molto specifico (animali, punture, temporali, sangue, cure mediche, vomito, buio, luoghi chiusi ecc…) che risulta non oggettivamente pericoloso. Anche qui il bambino cerca attivamente di evitare tutte le situazioni temute e man mano che si avvicina l’evento, quando inevitabile, reagisce con sintomi fisici molto evidenti (sudorazione, tachicardia, freezing-congelamento-, clinging –aggrappamento-, pianto, collera).
    Come si interviene?
    Qui la psicoterapia cognitivo-comportamentale possiede tecniche e strumenti di intervento che garantiscono la risoluzione del problema con remissione completa in breve tempo. Molto lavoro va fatto sulla competenza emotiva e sulla gestione dei sintomi d’ansia (insegnando ad esempio una buona tecnica di rilassamento progressivo muscolare).
    I genitori e la scuola vanno coinvolti?
    I genitori si, sempre, sia per la psicoeducazione sul disturbo e sia per fornire comportamenti facilitativi alla sua risoluzione affinchè evitino di compiere azioni che lo mantengano. La scuola va coinvolta a seconda del tipo di fobia (se si tratta di una fobia specifica delle iniezioni non ha senso).
  4. ANSIA SOCIALE
    Rappresenta una paura molto marcata per tutte le situazioni in cui ci si espone all’esame o al giudizio degli altri. Si produce nl bambino il timore di avere reazioni umilianti di fronte agli altri con il conseguente evitamento di tutte le possibili situazioni che espongano il bambino a tale stato emotivo. Si differenzia dalla timidezza perché il bambino esprime reazioni emotive esagerate davanti a compiti di vita quotidiana tipici della sua età (parlare con la maestra, con i compagni, alzare la mano in classe per partecipare alla conversazione ecc…) impedendone, di fatto la realizzazione.
    Come interveniamo in questo disturbo?
    La psicoterapia cognitivo-comportamentale possiede molte tecniche e strumenti di comprovata evidenza scientifica che consentono al bambino di migliorare in modo significativo gran parte della sintomatologia in tempi relativamente brevi.
    Quali risultati il genitore si può aspettare di ottenere?
    Con le tecniche cognitivo-comportamentali è possibile ottenere risultati significativi in tempi relativamente brevi. Difficilmente un bambino con ansia sociale alla fine della terapia amerà stare al centro dell’attenzione ma sicuramente imparerà a svolgere tutte le funzioni della vita quotidiana imparando a gestire efficacemente i segnali di tensione ed ansia.
    I genitori vanno coinvolti?
    La partecipazione attiva dei genitori al processo terapeutico massimizza gli effetti del trattamento per cui è auspicabile un loro coinvolgimento.
  5. DISTURBO DI PANICO
    Il disturbo da panico si caratterizza per un picco di paura raggiunto in pochi minuti con sintomi fisici molto intensi: palpitazioni, tachicardia, sudorazione, tremori, senso di soffocamento, nausea, derealizzazione, paura di perdere il controllo e impazzire. Non è frequente in età evolutiva ma quando è presente è sicuramento molto invalidante.
    Come trattiamo il disturbo?
    Le tecniche cognitivo-comportamentali utilizzate per la gestione dei disturbi d’ansia sono di ottima efficacia nel disturbo di panico e promettono ottimi risultati in breve tempo.
    La famiglia ha un ruolo nel miglioramento del disturbo? La possibilità di colloqui con i genitori per la psicoeducazione sul disturbo e la trasmissione di tecniche osservative e di gestione garantisce una massimizzazione degli effetti positivi del trattamento.
  6. ANSIA GENERALIZZATA
    A differenza degli altri disturbi d’ansia in età evolutiva dove l’oggetto “minaccioso” è circoscritto a poche categorie (la separazione dal genitore o gli estranei ecc…), qui il bambino appare preoccupato la maggior parte del giorno con irrequietezza, preoccupazione, vuoti di memoria, alterazione del sonno.
    Come si lavora nei disturbi d’ansia generalizzati?
    Il lavoro terapeutico riveste un ruolo fondamentale al fine di fornire al bambino tecniche di gestione dell’ansia e strumenti cognitivi che permettano di ristrutturare idee disfunzionali.
    I genitori vanno coinvolti nella terapia?
    Si, anche qui il lavoro terapeutico diventa più efficace ed efficiente se anche i genitori partecipano attivamente nella comprensione del problema e nella gestione quotidiana dei sintomi del bambino attraverso colloqui costanti con il terapeuta o con un vero e proprio percorso strutturato di parent training.
  7. DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC)
    È un disturbo che si presenta più tipicamente in età adolescenziale, anche se è possibile ritrovarlo ad età inferiore. Il ragazzo presenta ossessioni (pensieri ricorrenti intrusivi e non desiderati) che tenta di ignorare o neutralizzare attraverso comportamenti ripetitivi, le compulsioni, che si sente obbligato a fare in risposta al pensiero. È un disturbo molto invalidante e grave che deteriora la qualità della vita dei soggetti tanto da essere spesso necessario il supporto farmacologico da affiancare all’intervento terapeutico.
    Come si svolge il lavoro terapeutico?
    Il primo passo è quello di creare la relazione terapeutica in quanto spesso non c’è consapevolezza di malattia. L’intervento comportamentale è il primo passo per aiutare il ragazzo nell’esposizione agli stimoli temuti con tecniche cognitivo-comportamentali adatte a tale scopo.
    Successivamente si lavora con tecniche cognitive. La terapia deve procedere
    gradatamente affinché possa portare a risultati positivi e duraturi.
    Anche la famiglia deve sostenere questo lavoro e pertanto cerco di coinvolgerla per la psicoeducazione e la dotazione di tecniche di osservazione e gestione quotidiana.

 

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